PRESENTAZIONE

Buongiorno. Sono Michele Alassio, un fotografo e artista rappresentato in tutto il mondo che ha avuto l’ onore di esporre il proprio lavoro in luoghi come il MoMA di New York, il Reina Sofia di Madrid e altri luoghi istituzionali e privati attorno al mondo. Ma non sono qui per parlarvi del mio lavoro artistico, ma della città in cui sono nato e vivo tutt’ora, Venezia.

Venezia accoglie ogni anno più di 32 milioni di turisti. E’ una città unica per molti motivi: la sua forma urbis, il suo straordinario passato, il suo aspetto che è oggi, esattamente eguale a quello che poteva avere nel 500, tutti i tesori artistici che, come un piccolo scrigno, contiene.

Ma Venezia è una città unica anche per un’altra ragione: è l’unica città al mondo che ha visto la propria ricchezza espandersi smisuratamente e, contemporaneamente, i propri residenti scomparire. Qualsiasi città cresce, in termini di popolazione, quando è il centro di una crescita economica. Venezia no.

Nell’anno della mia nascita, il 1956, contava 160.000 residenti.
Nel giorno del mio 62° compleanno, lo scorso agosto, è scesa sotto i 53.000.
Più di due terzi dei veneziani se ne sono andati.
Per sempre.

Così, nel Dicembre dello scorso anno, quando ho cominciato a pensare a una nuova serie di fotografie di Venezia che ripetesse il successo della serie realizzata dodici anni fa, non me la sono sentita di realizzare delle immagini di semplice bellezza, e voluto invece interpretare i vari problemi di questa città e realizzare una serie popolare, il più possibile condivisa e diffusa.

Questo progetto è stato abbracciato e sostenuto immediatamente dal quotidiano “La Nuova Venezia” che ha iniziato a pubblicare le mie nuove fotografie, accompagnandole con degli articoli del giornalista Alberto Vituccci.

La prima immagine della mia nuova serie, provocativa come il titolo della medesima, che è “Autopsia di Venezia”, non è una fotografia, ma l’ elaborazione del famoso dipinto di Rembrandt “La lezione di anatomia del Professor Tulp”.

Abbiamo sostituito i volti dei professori con quelli dei politici che hanno amministrato Venezia negli ultimi cinquant’anni, ed il cadavere con la pianta della città perché c’è una cosa che accomuna tutti questi sindaci e governatori, ovvero il degrado e lo spopolamento della città che hanno amministrato.

Nessuno di loro ha voluto o potuto evitare che questa città diventasse il vuoto Luna Park che è oggi.

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